La pandemia lo ha mostrato in maniera esplicita: la salute non è solo fatta di medicina personalizzata, ma anche, e tanto, di salute pubblica. E per le scelte di salute pubblica il ruolo della politica è fondamentale. Non solo in termini di quantità di denaro investito, ma anche e soprattutto nel modo in cui questi finanziamenti sono indirizzati.
Nel suo discorso per chiedere fiducia alla Camera, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sorvolato sui temi della salute, ma nella replica al Senato ha elencato una serie di punti su cui il suo governo vorrebbe puntare in questo campo: la necessità di riportare la sanità ai territori, lo sfruttamento della telemedicina, una rivalutazione della gestione della pandemia attraverso l’istituzione di una commissione di inchiesta.
La rivalutazione della medicina di prossimità a parole è considerata indispensabile da tutti, ma al di là delle buone intenzioni, Meloni non ha spiegato come intende farlo.Nelle regioni del nord governate dalla destra, prima ancora che grazie ai fondi del PNRR aprano le Case della comunità, i grandi gruppi ospedalieri (e non solo) stanno già vicariando questa necessità con efficienti poliambulatori e alla carenza di medici di famiglia rispondono servizi privati che già durante le peggiori ondate della pandemia hanno cominciato a fornire a caro prezzo quell’assistenza a domicilio garantita altrove gratuitamente dalle USCA. È questo il modello che si vuole riprodurre ovunque?
La telemedicina poi è sicuramente una grande opportunità per migliorare l’assistenza, e proprio gli ultimi anni le hanno dato una forte accelerazione. Come sempre quando la tecnologia incrocia la medicina occorre però un occhio di riguardo per evitare, da un lato, che venga meno il contatto umano essenziale nel rapporto tra medico e paziente e, dall’altro, si incoraggino le iniziative, magari semplici, davvero utili al cittadino piuttosto che i grandi progetti che prevedono grandi investimenti a fronte di piccoli vantaggi.
Per quanto riguarda la commissione d’inchiesta sulla pandemia, infine, niente da dire se la richiesta di chiarimenti andrà a verificare perché non erano stati aggiornati i piani pandemici e come sono stati gestiti gli straordinari investimenti pubblici stanziati per sopperire all’emergenza, non solo per mascherine, camici e altri dispositivi di protezione, ma anche per farmaci e anticorpi monoclonali, oltre che per lo sviluppo di vaccini “made in Italy”.Ci aspettiamo anche che venga fatta chiarezza sulla missione in Italia nella primavera del 2020 detta “Dalla Russia con amore” e sui rapporti di importanti istituzioni scientifiche italiane come lo Spallanzani con i colleghi di Mosca. Se poi si vorranno cercare anche le basi scientifiche per le quali si è deciso di vaccinare la popolazione, ragazzi compresi, come ha suggerito Meloni, non credo proprio che la commissione avrà difficoltà a trovarle.
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Source — https://www.univadis.it/viewarticle/la-medicina-e-la-politica-2022a1002548